Teatro

UN RARO ORATORIO DI NINO ROTA AL SAN CARLO

UN RARO ORATORIO DI NINO ROTA AL SAN CARLO

Nel 1962 l’associazione di ispirazione cattolica “Pro Civitate Christiana” di Assisi commissionò a Nino Rota un lavoro originale su testi sacri latini. Così, un anno prima della colonna sonora del “Gattopardo”, nacque “Mysterium”, oratorio per soli, coro, coro di voci bianche e orchestra. La composizione si fonda su un mosaico di passi tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento selezionati e assemblati in collaborazione con il poeta Vinci Verginelli, al quale il musicista era legato da antica amicizia (e da comuni interessi esoterici). Sette ampi pannelli (“In principio erat Verbum”, “Quoniam unus panis”, “Iterum dico”, “Duae viae sunt”, “Venit hora ut clarificetur”, “Quemadmodum fuit hoc”, “Quotquot autem receperunt eum”) vedono alternarsi blocchi monumentali e aree più intime, nelle quali l’apparato strumentale si assottiglia fino a raggiungere dimensioni quasi cameristiche e la declamazione si fa intensamente espressiva. Non nella costruzione architettonica, complessivamente poco salda, sta l’interesse maggiore di “Mysterium”, bensì nella capacità comunicativa della scrittura, capace di esercitare una forte attrazione senza mai scadere nella banalità. Il trattamento del coro prevede solo rari spunti imitativi, limitati a esposizioni senza seguito e senza viluppo; prevale piuttosto una scansione omoritmica, che accentua il senso di misurata solennità. Tra i quattro solisti, il basso ha un ruolo preminente e una funzione ieratica che ricorda a tratti il Testo degli oratori antichi; per gli altri tre cantanti Rota mette a punto combinazioni ingegnose, come l’interazione del soprano con il coro femminile all’inizio della sezione VI o le entrate incalzanti del quartetto in alternanza con il coro all’interno della sezione VII. L’orchestra si muove poderosa, spesso riproponendo con insistenza brevi cellule intervallari in un crescendo di tensione; non mancano tuttavia momenti di aerea levità, nei quali le diverse combinazioni timbriche instaurano un fluttuante dialogo di nuvole sonore. La cifra stilistica di “Mysterium” resta eclettica e inafferrabile, sospesa tra illustri modelli primo-novecenteschi (lo Stravinskij di “Sinfonia di Salmi”, 1930), suggestioni francesi e gesti arcaicizzanti. All’ascolto, però, la mescidanza si rivela efficace e accompagna l’ascoltatore in una toccante meditazione sul potere salvifico della Parola.
Il San Carlo di Napoli ha affidato la rilettura di questa interessante pagina, raramente eseguita, a uno specialista come Giuseppe Grazioli, impegnato da anni nella diffusione e nella valorizzazione delle opere sinfoniche di Rota. Sotto la sua direzione l’orchestra del teatro suona con precisione, sobrietà ed eleganza; buona, nonostante qualche sbavatura, la prova del coro, guidato da Salvatore Caputo, e delle voci bianche, addestrate da Stefania Rinaldi. Il soprano spagnolo Rocío Ignacio ha buona intonazione ma volume piuttosto piccolo; corposa e pastosa è invece la voce del mezzosoprano Marianna Pizzolato. Bello il timbro del tenore Alessandro Liberatore, molto buona la prova del basso Gianluca Buratto.